All’inizio di Ponte Fabricio, che collega il Lungotevere con l’isola Tiberina, ci sono due colonnine, una a destra e una a sinistra, sopra alle quale svettano quattro piccole teste di marmo, i Quattro Capi, in cui gli storici riconoscono il Giano bifronte, tanto caro a romani. Alla fine del passeggio, troviamo Via Ponte Quattro Capi, dove dal 1959 c’è il ristorante La Sora Lella. A gestirlo troviamo il figlio Aldo Trabalza ed i suoi quattro figli.
Il locale è piccolo, tavoli e mobilio in legno e soffitto a travi, luminoso ed accogliente, il ristorante è uno dei luoghi in cui alla tradizionale cucina romana, si affianca un menu di pietanze originali.
“Nel 1961 mi sono inventato una pasta che faccio ancora oggi” dice Aldo, ” con prosciutto, uova, noci e salsiccette. Però da noi puoi trovare la coda alla vaccinara, l’abbacchio disossato riempito con carciofi, pecorino e menta fresca e puntarelle come contorno”.
A parte i riconoscimenti ottenuti dal locale, come le Posate d’Oro nel 1964, qui è passato un pezzo di storia della città: “ci sono turisti che ci hanno detto che quando vengono a Roma vanno a vedere il Colosseo, il Vaticano e La Sora Lella”. Qui nel ventennio tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta del secolo scorso, è venuta a mangiare tutta la Roma dello spettacolo, della cultura e della politica.
Il ristorante è diventato famoso non solo per la bontà della cucina, ma anche la Sora Lella, sorella del grande Aldo Fabrizi, si è trasformata in una e vera e propria icona di un certo cinema italiano.
“Mia madre all’inizio stava in cucina” racconta Aldo, “e serviva ai tavoli raramente. Quando veniva Aldo Fabrizi si divertiva a prenderla in giro, diceva: lasciatela stà, lei sta bene in cucina, no a fà l’attrice”. Qualcuno ha interpretato questa frase come segno di cattivi rapporti tra i due. Ma era tutto falso. Aldo Fabrizi e Sora Lella si volevano bene, si sentivano ogni domenica e qui c’è anche una lettera scritta da Aldo in cui la incitava a recitare, dicendo che le avrebbe mandato altri ritagli di giornale in cui parlavano di lei”. “Mio zio voleva bene pure a me, dice Aldo, e mi considerava parecchio soprattutto dopo che aveva scoperto che mi piaceva scrivere poesie e racconti”.
Il grande successo al pubblico della Sora Lella lo si deve all’incontro con Carlo Verdone avvenuto a metà degli anni Ottanta. “Io e mia madre andavamo a Radio Lazio, racconta Aldo, l’emittente di Claudio Villa che stava qui vicino. Ad un certo punto mamma ha cominciato a tenere una trasmissione sulle donne, rispondeva alle ascoltatrici, chiacchierava e diceva sempre che je facevano male le gambe e che se doveva pijà le pasticche per la pressione. Carlo l’ha sentita in quelle occasioni. Poi ci fu un incontro in un bar. Mia madre stava a fà colazione e nello stesso bar c’era Carlo che l’ha riconosciuta e le ha chiesto se voleva partecipare al suo film (Bianco, rosso e verdone, n.d.a). Lei, per tutta risposta gli ha detto: “eh si, fijo mio, voi siete tutti buciardi, promettete, promettete…”.
In realtà quella volta non furono promesse da marinaio. ” Sono venuti a cena, Carlo Verdone, Sergio Leone che l’aiutava, e Mario Brega.” Volevano vedere mamma in azione. Lei gironzolava per il locale, dalla cucina passava in rassegna i tavoli. Leone a Carlo je diceva:” ma che nun la vedi…quella te more sul set”. Carlo invece s’è fidato e sappiamo tutti…o quasi tutti com’è andata.
Aldo è un fiume di parole, di ricordi, soprattutto legati a questo scorcio di Roma nel quale ha passato tanti anni. “Qui sulla piazza, ha raccontato Aldo, fino a trent’anni fa c’era una congregazione chiamata Sacconi Rossi: raccoglievano i morti che trovavano lungo le sponde del Tevere e li seppellivano. Sotto al palazzo di San Bartolomeo c’era un vero e proprio ossario e ogni 2 novembre, giorno dei morti, tutti incappucciati con questi sacchi rossi praticavano strani riti funebri.
Sulla stessa piazza, negli anni del boom cinematografico romano, la proprietaria di un appartamento, una donna inglese, affittava la casa a grandi star hollywoodiane”.
“Qui, continua Aldo, per alcuni anni ci hanno vissuto attori come Marlon Brando e Rod Steiger, il regista Luis Malle. A volte venivano a cena e portavano anche qualche amico tipo Alain Delon, Ursula Andress“.
Le foto della Sora Lella e di Aldo Fabrizi si lasciano ammirare sopra il bancone della cassa. Aldo mostra altre due fotografie del locale che hanno aperto a New York, a West Soho. Le stesse foto dei due fratelli troneggiano su due colonne di un locale grande e con i tavoli fuori.
“Abbiamo scoperto che alla Sora Lella vogliono tutti bene, è una specie di immagine di nonna anche a livello internazionale, per questo dobbiamo preservarla e custodirla. Adesso abbiamo aperto a New York ed io ci sto bene, ci sono meno tensioni, qui sembra tutto così degradato ormai. Dispiace dirlo, ma ho notato che lì una stretta di mano vale ancora qualcosa. Eppoi semo una grande comunità di romani, abbiamo pure creato un club della Roma.
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