C’è un modo «corretto» per parlare di disabilità? Quali sono gli errori più comuni che non sappiamo di commettere? I disabili sono «persone speciali» o semplicemente «persone»? Ma soprattutto, perché le parole dovrebbero contare più dei fatti? La disabilità può essere raccontata in modo giusto, e quindi neutro, facendola scomparire dal nostro punto di vista, grazie a un po’ di formazione, alla giusta empatia e alla voglia di condividere qualche semplice accorgimento per tracciare una linea guida efficace verso un’inclusione davvero universale, sradicando con facilità certe cattive abitudini attraverso nuove prospettive.
E a proposito delle parole e del loro potere di trasformazione del reale scrive la sociolinguista Vera Gheno nella prefazione del volume pubblicato per le Edizioni Erickson: “Perché se è pur vero che esse non possono cambiare la realtà, contribuiscono senz’altro a rendere più evidenti ai nostri occhi determinati aspetti di essa che, finché non venivano nominati, rimanevano cognitivamente in secondo piano. Quando una cosa, una caratteristica umana, un evento, un disagio hanno un nome, diventa decisamente più difficile fare finta che non esistano
Iacopo Melio lo sa certamente molto bene, occupandosi da anni di queste tematiche. giornalista, scrittore e, soprattutto, attivista per i diritti delle persone disabili, affetto fin dalla nascita da una rara malattia genetica (la sindrome di Escobar) che lo costringe su una sedia a rotelle, si è fatto conoscere ed apprezzare dal grande pubblico per una campagna di sensibilizzazione online usando l’hashtag #Vorreiprendereiltreno, che ha riscosso successo a livello internazionale e da cui è iniziata l’attività della Onlus che porta lo stesso nome. Per il suo impegno come attivista per i diritti umani e civili, il 29 dicembre 2018 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo ha nominato motu proprio Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Insomma, chiunque si occupa di comunicazione potrebbe trovare in questo volume spunti utili non solo per mettersi al riparo da possibili errori e cadute, ma anche per riflettere sull’importanza del linguaggio. Perché come Melio non si stanca di ripetere: “Usare parole sbagliate significa alzare muri, usare parole giuste significa costruire ponti. Cambiare le parole, invece, significa cambiare le informazioni, i concetti e le idee, e quindi cambiare la realtà”.
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