Da qui è passata la storia d’Italia. Ce lo ricordano il monumento e la lapide commemorativa dedicata a Garibaldi, posti nella piazza principale di Talamone, nella Maremma grossetana, dove l’Eroe dei due Mondi sbarcò la mattina del 7 maggio 1860. Una tappa importante della spedizione dei Mille, necessaria per procurarsi, con l’inganno, armi e vettovaglie dal comandante del porto.
Se le origini di questo piccolo borgo di pescatori sono incerte e si perdono nella notte dei tempi, come testimoniano punte di lance, pietre focaie ed incisioni rupestri risalenti al Neolitico, è certa la sua importanza come porto commerciale sia nel periodo etrusco che in quello romano. Sulla collina che domina la baia sorgeva all’epoca l’antica Talemon, della quale rimangono i resti di un tempio e di un’antica villa romana dotata di un approdo e di grandi cisterne.
Oggi la cittadina, all’estremità meridionale dei Monti dell’Uccellina, nel comune di Orbetello, ha perso la sua importanza militare e commerciale ma conserva ancora intatto il suo fascino. Il vecchio centro storico, chiuso all’interno delle mura, è dominato dalla Rocca realizzata sotto il dominio della famiglia degli Aldobrandeschi. Il maniero, insieme alla Torre posta sul Colle di Talamonaccio, faceva parte di un complesso sistema difensivo, fatto di numerose torri di avvistamento, in gran parte ancora visibili nel tratto di mare che va dalla foce dell’Ombrone fino a Capalbio.
Le colline che si vedono dalla Torre del Talamonaccio fanno parte dei celebri Monti dell’Uccellina, che oggi sono parte integrante del Parco Naturale della Maremma. Un’area naturale di grande interesse che include la lunga spiaggia sabbiosa di Marina di Alberese, costeggiata da dune oltre le quali sono ben visibili alcune torri e l’Abbazia di San Rabano. Camminando per circa due chilometri sul litorale, si raggiunge la rocciosa Cala di Forno, mentre con una passeggiata un pò più lunga si arriva all’Abbazia di San Rabano, le cui origini risalgono all’XI secolo. Nella zona vi sono diversi agriturismi che permettono di scoprire le meraviglie del posto a cavallo, in bicicletta, per i più avventurosi e temerari, a piedi. Nei boschi si possono incontrare anche cinghiali, istrici, volpi, gatti selvatici e ricci mentre i corsi d’acqua e le zone umide sono popolate da uccelli, in parte migratori.
Negli ampi spazi di questo angolo di Maremma, vengono ancora oggi allevati allo stato brado il bovino maremmano (di grosse dimensioni) ed il cavallo maremmano, discendente da quei cavalli berberi che i Romani importarono dal Nord Africa. Sono governati dai butteri, veri e propri cowboys maremmani, che in diverse occasioni, specie nel periodo estivo, danno vita a singolari spettacoli equestri, con emozionanti prove di bravura. Secondo la fantasia popolare questi monti sono cosparsi anche di tesori, anticamente nascosti da signori e abati impegnati a salvare le loro ricchezze dalle razzie dei pirati saraceni.
Lasciando da parte i tesori e le leggende, se ci dirigiamo verso sud arriviamo alla Laguna di Orbetello, una delle zone naturalistiche più interessanti della Toscana. Oltre 1500 ettari di terreno paludoso formano una laguna costiera, separata dal mare da due strisce di terra lunghe circa sei chilometri (i Tomboli sabbiosi della Giannella e della Feniglia) e dal promontorio dell’Argentario. Una terza lingua di terra si protende nel centro della laguna e ospita il paese di Orbetello, fortificato già in epoca etrusca. Qui si possono visitare il Museo Archeologico con reperti etruschi e romani , e il Museo della Cultura Contadina, che espone oggetti a testimonianza della vita contadina dagli inizi del ‘900, fino agli anni ’50. La laguna ospita una riserva naturale gestita dal WWF, dove nidificano e transitano uccelli rari, tra cui il fenicottero rosa, l’airone bianco, e il falco pescatore. Nelle acque si allevano spigole, orate, muggini e anguille.
Il viaggio in Maremma può concludersi ad Ansedonia, pochi chilometri a sud di Orbetello, con una vista all’insolita Tagliata etrusca: un’imponente opera idraulica romana, e non etrusca come ci suggerisce il nome, che serviva per impedire l’insabbiamento del porto di Cosa. Nei pressi del lungo canale artificiale si trovano una torre dove Puccini creò la Turandot e un’affascinante fenditura naturale nella roccia, chiamata Spacco della Regina e utilizzata per antichi riti religiosi.
INFORMAZIONI UTILI:
Prima di mettervi in viaggio vi consigliamo di contattare:
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